La regina dell’aperitivo resta l’oliva, con la coppetta di Martini Cocktail al suo fianco.
Perché l’aperitivo dovrebbe restare tale, per mettere appetito e non toglierlo, invitando a passare al tavolo -non troppo distante – per affrontare un pranzo o una cena con una giusta fame e non con un inizio di acidità di stomaco, che tra l’altro l’oliva combatte.
Ha un alto contenuto di polifenoli, che le danno il caratteristico sapore amaro, almeno all’origine. Poi, per destinarla al consumo, sia nera che verde, a seconda della varietà e al grado di maturazione, subirà un trattamento, che normalmente sarà la salamoia, con acqua, sale, aceto e spezie di ogni genere, ma anche schiacciata o ripassata in forno prende caratteri distinti, ben riconoscibili.
Si, ma quali cultivar preferire? Beh, tutte, nel senso che nel bacino mediterraneo non c’è un Paese che non abbia una selezione di varietà di indubbio interesse, anche perché non stiamo parlando di olio, che è tutto un altro affare dal punto di vista qualitativo, ma se si parla di olive “lavorate” l’orizzonte spazia assai.
Medio Oriente, Francia, Spagna, Portogallo e naturalmente l’Italia, che vanta il maggior numero di cultivar riconosciute come tra le migliori al mondo, anche se spesso sconosciute al grande pubblico. Non tutte diffuse a livello nazionale, ma proprio per quello ancora più interessanti da ricercare e provare, in maniera semplice o lavorate a seconda delle tradizioni locali. Da Gaeta a Taggia.
Un’alternativa? Il pinzimonio, che sembra una cosa semplice ma messo nelle mani di grandi chef può diventare un ottimo elemento per condividere un aperitivo leggero e stimolante, Alain Ducasse docet anche in questo caso, perché al Louis XV e in altri locali che girano intorno alla sua galassia non mancherà questa piccola grande preparazione che apre lo stomaco ed invita a degustare i piatti più complessi. Ecco, questo dovrebbe tornare a essere un vero aperitivo.
Salute !!
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