Oggi è sempre più di moda, apprezzato e utilizzato sia per la mixology che per le degustazioni in bicchiere e gli abbinamenti culinari. Per molti però è ancora il distillato dei pirati, il fratello minore e un po' sfortunato di giganti come il Whisky e il Brandy. Misconosciuto, ha una storia lunga e interessante alle spalle e soprattutto caratteristiche sensoriali precise e affascinanti, sia da conoscere teoricamente che da degustare. Il nostro decalogo per imparare a conoscerlo e apprezzarlo al meglio:
1. Imparare a distinguere le provenienze. Fondamentale per quanto riguarda la scelta del distillato che più ci soddisfa è capire le caratteristiche legate ai territori di produzione. Uno dei pregi del Rum è la sua capacità di fondersi con il carattere dei luoghi in cui viene prodotto: assaggiandolo, essendo veramente di nascita popolare, il suo carattere - i sentori e i profumi - finisce per rappresentare non solo il territorio da cui proviene, ma il popolo che lo produce. Capire quale delle varie provenienze - Jamaica, Cuba, etc. - è più affine al nostro palato ci permette di districarci bene anche quando non conosciamo le etichette che ci vengono proposte.2. Valutare l'età. Per orientarsi nella scelta è importante conoscere il mondo degli invecchiamenti. I tipi fondamentali sono tre. Si parte dall'invecchiamento tipico dei Caraibi, lungo e in botte, notevolmente diverso dalle "indipendent bottle" invecchiate in altre zone. Un invecchiamento in Scozia darà dei sentori al prodotto finale profondamente diversi da quello prodotto a Panama. Discorso ancora differente per i Solera: blending in verticale che incrocia distillati dagli invecchiamenti diversi. Ogni stile dà vita a terziari e sentori diversi.3. Farlo riposare. Uno dei passi che vengono sbagliati più spesso è il non considerare la parte tannica. Per capire il punto gioca a favore il paragone con il mondo del vino: l'attenzione verso l'invecchiamento di una bottiglia e verso i suoi tannini è altissima. Eppure pochi badano a questo aspetto nei distillati, il cui invecchiamento è esponenziale rispetto al vino. Nel rum, ad esempio, la parte tannica dovuta al legno in soluzione nell'alcol è altissima. Per poter permettere a un distillato come questo di riaprirsi a nuova vita bisogna farlo riposare.
Solo così potrà risvegliarsi e diventare avvolgente come ci aspettiamo.
4. Il bicchiere giusto. Anche qui molto spesso il sillogismo vino leggero - calice piccolo (dove le caratteristiche sensoriali vengono raccolte ed esaltate) non viene sempre trasposto al mondo del rum. Se destiniamo un vino corposo a un bicchiere più ampio, allo stesso modo dobbiamo trattare un distillato di profondità aromatica. Come il rum proveniente da Barbados, o il jamaicano: in queste terre si usa l'alambicco discontinuo e il risultato è molto corposo, degno di un baloon o di un grande calice da vino. Per non far disperdere invece gli aromi di un rum più sottile, come quello prodotto in Nicaragua, andranno usati bicchieri sottili, quasi eterei.5. Una degustazione non dovrà mai essere rapida. Il rum, come qualsiasi spirits, ha bisogno del suo tempo per esprimesi. E non solo per riposare, ma per essere capito a fondo e conosciuto in ogni sentore e risvolto anche culturale.6. L'ambiente. Quando si organizza una degustazione di rum bisogna trovarsi in un luogo adatto. Per quanto sia gradevole si può pensare di assaggiare e penetrare le caratteristiche di un distillato in una discoteca per poter percepire ogni sentore i nostri sensi, del tutto coinvolti nella degustazione, devono essere concentrati. Il posto perfetto, infatti, non esiste: dovrebbe essere privo di rumori, privo di odori e con le pareti completamente bianche.
7. Il colore. Sono molti i miti da sfatare sul rum. Il primo riguarda il suo colore: troppo spesso si è convinti che il distillato più sia scuro più sia buono, quando la tonalità del liquido nel bicchiere non ha niente a che vedere con la qualità. A determinarlo infatti sono le reazioni chimiche che intercorrono tra la botte e lo spirit: il trattamento a cui è stato sottoposto il legno, le condizioni ambientali di contorno e la tipologia stessa di legno in cui il distillato invecchia vogliono dire moltissimo.8. Più il rum è invecchiato, più è buono. Un altro luogo comune assolutamente infondato. L'unica verità per quanto riguarda l'invecchiamento è che, per ovvie leggi di mercato, più un prodotto è stato lavorato e tenuto in botte, più costa. Allo stesso tempo un distillato è una materia viva, il legno ha un movimento di soluzione continuo con l'alcool e spesso, se stanno troppo a lungo in contatto - in base alle condizioni ambientali - il primo può far degenerare i sentori del secondo. La qualità sta nell'equilibrio tra i due fattori e nella scelta del legno e del tempo giusto in base al prodotto che si vuole ottenere e all'ambiente in cui lo si lavora. La temperatura è in questo un fattore importante, in quanto accelera l'invecchiamento. Il rapporto, genericamente, è di 3 a 1: un rum caraibico invecchiato 12 anni avrà la stessa quantità di tannini di un 30-33 anni invecchiato in Scozia. .9. Il rum non è dolce, nessun distillato lo è. La dolcezza è una caratteristica naturale dei liquori e l'unico motivo per cui un distillato può assumerla è perché lo zucchero è stato aggiunto successivamente rispetto all'invecchiamento. La caratteristica di pregio da ricercare in un rum invece, come in un brandy, è la rotondità. La differenza è basilare: la dolcezza è un gusto, lo percepiamo sulla punta della lingua, mentre invece la rotondità e la corposità del distillato sono delle sensazioni tattili e vengono percepiti in tutta la bocca.gusto.10. Bere consapevolmente. Basta un assaggio per avere sensazioni ed emozioni legate alla degustazione, inutile berne grandi quantità. Bere (con moderazione) per il piacere di farlo.
Salute!!!
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